15 October 2007

Egitto-Israele: fuoco sul Sinai, già 3 morti nel 2007

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ROMA, 15 ottobre 2007 – Il giorno dopo l’omicidio di un migrante sudanese, la polizia egiziana torna a sparare lungo la frontiera con Israele sulla penisola del Sinai. Oggi le forze egiziane hanno aperto il fuoco contro due ragazzi turchi di 14 e 15 anni, che cercavano di entrare illegalmente in Israele e li ha feriti. I due, insieme al padre, cercavano di oltrepassare la recinzione di filo spinato alla frontiera. Dopo aver intimato loro l'alt, la polizia ha aperto il fuoco. La penisola del Sinai è la nuova porta di ingresso per Israele, lungo i 250 km di frontiera in pieno deserto. Si parte in cerca di lavoro, ma anche di protezione, dato che buona parte dei migranti fermati risultano essere profughi sudanesi della regione del Darfur. Le forze dell'ordine egiziane hanno adottato la tolleranza zero e non esitano a sparare, quest’anno hanno già ucciso almeno un eritreo e due sudanesi.

Il 17 settembre 2007 un uomo eritreo è stato ammazzato da uno sparo alla schiena, mentre tentava di superare la frontiera all’altezza della zona centrale della penisola del Sinai. Il 23 luglio 2007 la polizia egiziana sparava contro due sudanesi (Usama Musa Abkar, 33 anni e Naji Mohammed Abkar, 28) ferendo il primo a una gamba, mentre tentavano di attraversare la frontiera circa 15 km a sud di Rafah, dove li avevano accompagnati dei contrabbandieri beduini della regione. Il giorno prima la polizia apriva il fuoco su un gruppo di 26 africani che tentavano di passare nella stessa zona, ammazzando una donna del Darfur e ferendo gravemente quattro persone, tra cui una donna e una ragazza. Negli ultimi mesi almeno 1.400 migranti sono entrati irregolarmente in Israele dal Sinai, di cui 1.000 sudanesi e 200 dal Darfur. Secondo l’Acnur a giugno 2007 ogni giorno circa 50 migranti “bruciavano” la frontiera israeliana del Sinai. Adesso sono a rischio di espulsione.

Un recente provvedimento adottato il primo luglio 2007 dal Governo israeliano prevede infatti la loro espulsione in Egitto, un Paese dove la vita ormai è impossibile. Basti ricordare che le forze dell’ordine egiziane, il 30 dicembre 2005, ammazzarono almeno 25 persone assaltando circa 3.500 profughi sudanesi che da tre mesi erano accampati nel parco “Mustafa Mahmoud” del quartiere residenziale di Mohandessin, al Cairo, a poche centinaia di metri dagli uffici dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, per rivendicare l'autorizzazione a espatriare. All'alba circa 4.000 agenti delle forze speciali anti-sommossa della polizia egiziana, armati di manganelli, mazze e scudi in plexiglass, caricarono la folla, tra cui moltissimi bambini, nell’intento di scacciarli, con il risultato di 25 morti, tra cui una bimba di 4 anni, e una trentina di feriti gravi.